
















Il nostro itinerario ha inizio presso l'eremo di Tindaya, sotto la protezione della Madonna di Candelaria. La chiesa è modesta: presenta navata unica, tetto a tre falde e tegole. Spicca sulla facciata bianca il campanile a vela realizzato in pietra naturale.

Lasciata la montagna delle Tabaibas su un lato, raggiungiamo la sommità di Vallebrón, da dove potremo godere di un'eccellente veduta sulla montagna di Tindaya. Con i suoi 400 metri questo neck trachitico si erge imponente sullo Llano de Esquinzo. I Majos, antichi aborigeni dell'isola, la consideravano una montagna sacra. Su tutta la cima si distribuisce il sito più importante di incisioni podiformi- a forma di piede - esistente nelle Canarie.

Appena iniziata la discesa lungo la valle ci troveremo circondati da "gavias", il sistema tradizionale di coltivazione di Fuerteventura. Si tratta di terreni terrazzati delimitati da muri di terra, dove l'acqua del torrente viene convogliata attraverso canali. La "gavia" viene inondata perché assorba l'acqua di cui ha bisogno e quella in eccedenza scende sul terrazzamento seguente. Le "cadenas" sono invece visibili sui pendii della valle. Sono muri di pietra paralleli all'alveo del torrente che attraversano i pendii. Servono a trattenere la terra e l'acqua, creando spazi adatti all'agricoltura irrigua, oltre a essere molto utili contro l'erosione.

Questo complesso di case occupa la parte di valle ai piedi della montagna di Enmedio, che divide la parte superiore della conca in due. Circondate dalle coltivazioni terrazzate, le case formano un tracciato appena percettibile tra le palme, creando un paesaggio urbano perfettamente integrato nel contesto naturale e che, saggiamente, non interferisce con lo sfruttamento di questi fertili terreni.

Proprio all'inizio del pendio, dopo aver oltrepassato una serie di abitazioni tradizionali, un piccolo complesso di orti con qualche frutteto in prossimità di un torrentello si estende sul bordo del sentiero. Sono i "nateros", un'altra soluzione ingegnosa per catturare le acque di ruscellamento e i fanghi trascinati in piccoli torrentelli nelle zone in pendenza, formando delle pozze che ricordano la consistenza della panna, in spagnolo "nata", da cui il nome di "nateros". I muri di pietra, arrestando lo scorrimento dell'acqua, accumulano il fango trascinato che finisce per formare piccoli orti dove è possibile piantare alberi da frutta che prosperano grazie all'umidità trattenuta da questo sistema.

I rilievi allungati e affilati che separano le valli a Fuerteventura sono chiamati "cuchillos", ovvero coltelli. La stretta cresta che percorriamo per passare da un versante all'altro, lunga pochi metri, rappresenta il filo di uno di questi "coltelli", che sono il risultato di un'erosione prolungata. Le catene di "coltelli", tipiche del versante di sottovento, sono caratteristiche del paesaggio dell'isola.

La località di La Matilla è circondata dai terrazzamenti coltivati e al centro troveremo un'antica aia di dimensioni regolari. Forse la presenza di alcuni dettagli potrebbe indurci in errore, perché è possibile vedere lo scheletro di un canestro da basket e un pavimento sovrapposto al selciato dell'aia. Ma non vi sono dubbi che si trattasse di un'aia, le cui dimensioni testimoniano l'importanza dell'isola dal punto di vista agricolo: non a caso nelle annate di piogge favorevoli era considerata il granaio dell'arcipelago.

Tefía è una località della pianura centrale di Fuerteventura, la maggiore unità paesaggistica dell'isola che comincia a La Oliva e finisce praticamente là dove comincia l'istmo di Jandía. È uno spazio aperto con piccole ondulazioni, disseminato di caseggiati come Tefía, con vedute che non riescono a raggiungere il mare perché chiuse dai rilievi montuosi del litorale. A Tefía potremo concludere il nostro itinerario visitando l'ecomuseo dell'Alcogida per conoscere lo stile di vita agricolo tradizionale dell'isola e completare il percorso attraverso gli antichi campi coltivati.
- Rispetta gli animali, non disturbarli e non dar loro da mangiare. Se vedi un esemplare ferito, puoi telefonare al numero di emergenza 112. Non strappare fiori o piante.
- Non raccogliere, né portare via pietre o qualsiasi altro elemento dal mezzo naturale. Non modificare quest’ultimo neanche impilandole per realizzare le tristemente famose "torri".
- Non attraversare spazi non consentiti e rispettare la segnaletica dei sentieri. Uscire dai percorsi autorizzati provoca danni all'ambiente e può essere pericoloso anche per te e per chi ti accompagna.
- È più sicuro tenere il tuo animale domestico al guinzaglio.
- Cerca di non disturbare la tranquillità dell'ambiente con rumori eccessivi (musica alta, urla...).